Sei estremisti islamici sono a piede libero in Svizzera, nonostante la polizia federale li abbia classificati come pericolosi per la sicurezza del paese. Si tratta di iracheni che non possono essere espulsi perché rischiano nel loro paese di origine di essere processati o condannati a morte.
La vicenda, riportata tra gli altri dal Luzerner Zeitung, concerne sei espulsioni bloccate: due casi sono stati giudicati, mentre gli altri quattro sono in appello. L'ultimo caso riguarda un iracheno di 40 anni residente a Basilea. Due mesi fa è stato rilasciato dalla prigione dopo aver scontato tre anni e tre mesi di prigione per terrorismo. Nel 2014 è stato condannato con suo fratello. I due avevano creato un sito web attraverso il quale diffondevano propaganda per l'organizzazione terroristica di al-Qaida.
Secondo la Fedpol, è probabile che, una volta rilasciato dal carcere, continuerà a mantenere legami con persone appartenenti alla rete jihadista. La Fedpol ha il diritto di espellere persone considerate pericolose per la sicurezza interna o esterna del paese, senza procedimenti legali. In questo senso, dal 2016, la polizia federale ha ordinato l'espulsione di 19 persone, 13 delle quali sono state messe a morte. Gli altri 6 invece, come detto, sono bloccate e i sei sarebbero quindi a piede libero.
Per rimediare a questa situazione, il Consiglio federale intende adottare una legge federale sulle misure di polizia per combattere il terrorismo. La procedura di consultazione è finita e viene analizzata. In particolare, si prevede che gli stranieri radicalizzati possano essere imprigionati prima di commettere reati o dopo aver scontato la pena. Lo stesso Consiglio nazionale, lo scorso settembre, ha approvato una mozione del Consigliere