Il dottor Pio Fontana è il presidente dell’associazione Libertà e Valori Ticino che coordina il lavoro politico di tiratori, cacciatori e membri di milizia per tutelarne i loro interessi e quelli del paese. Questo gremio è sorto nel 2011 per fronteggiare l’iniziativa che voleva disarmare il nostro popolo e in seguito ha continuato ad operare come gruppo di riflessione, coordinamento ed azione politica, soprattutto per successive votazioni riguardanti l’esercito svizzero. Libertà a valori è “portavoce” di chi propugna un esercito di milizia in grado di difendere la nostra nazione da minacce che provengono dall’esterno ma anche dall’interno. Con Pio Fontana abbiamo parlato di un tema particolarmente caldo in questi tempi: il referendum contro il diktat dell’UE che vuole disarmare i cittadini svizzeri…
Signor Fontana, con il referendum contro il volere dell’ UE di voler disarmare i cittadini svizzeri si ribadisce un concetto fondamentale: è il popolo che decide i suoi destini e non l’Europa. Un refrain in auge un po’ su tutto il Continente. Che ne pensa?
La caduta del Muro di Berlino, nel 1989, è stata l’inizio di una rivoluzione che, spalmata su più decenni, non ha portato alla generalizzazione della democrazia in Europa, come in tanti avevamo sperato, ma alla sua sostituzione con un nuovo modello di autoritarismo, una sorta di cesarismo finanziario che consiste nel governare i popoli tenendoli in disparte o, addirittura, eliminandoli come entità definite da culture, tradizioni comuni, senso d’appartenenza e confini nazionali. La diffusione della “religione dell’io”, basata sulla promozione del desiderio narcisistico di libertà (soprattutto da doveri e responsabilità) dei singoli, ha portato all’auspicato gravissimo indebolimento della figura del “libero cittadino”, la cui esistenza è possibile solo all’interno del popolo cui appartiene e di cui condivide democraticamente la sovranità ed il destino. La pianificata liquidazione dei valori di riferimento e dei punti fissi ha portato, anche da noi, alla fragilizzazione dell’individuo, rendendolo più solo, condizionabile, vulnerabile ed incapace di agire da vero cittadino, cioè come membro attivo, a livello politico, sociale e militare, della sua comunità. È, l’attuale, una crisi epocale contrassegnata dalla completa emancipazione della finanza di mercato dall’economia reale e dal suo prevalere sulle regole basilari del modello di democrazia occidentale che si oppose con successo al nazismo ed al comunismo. L’Unione Europea di oggi non è altro che uno degli strumenti che sono utilizzati per sottomettere i parlamenti ed i governi nazionali ai rappresentanti di Goldman Sachs e di Lehman Brothers, di cui la nomina di Macron a presidente della Repubblica francese è stato un vero capolavoro. Sono persone a cui, al pari dei nazisti e dei comunisti, le armi nelle mani di quelli che essi considerano solo sudditi danno non poco fastidio. Ecco perché, con il referendum contro l’adozione in Svizzera della legge disarmista decisa a Bruxelles, ci giocheremo immensamente di più del nostro plurisecolare diritto liberale sulle armi.
Si dice che la nostra indipendenza sia a rischio: non è esagerato?
No, la nostra indipendenza sui temi che contano veramente è già oggi quasi