Autorità comunali Care cittadine, cari cittadini
è un grande piacere e un onore portarvi il saluto ufficiale in occasione del Natale della Patria, in questa splendida località affacciata sul Ceresio. Ed è proprio stato questo lago, e il suo importante porto, l’elemento alla base della crescita della comunità di Melano sin dal Medioevo. Il lago costituiva la principale via per i traffici, sia in direzione di Lugano che di Como, altrimenti resi difficili dalla morfologia del territorio. Non è certamente casuale la presenza dell’acqua nello stemma di Melano. Oggi le vie di comunicazione sono costituite dalla ferrovia, dall’autostrada e dalla strada cantonale: il lago è diventato un valore aggiunto di natura ambientale e turistica.
Un comune, che nel frattempo, ha saputo sfruttare le opportunità del momento, crescendo vieppiù fino a superare i 1'400 abitanti odierni. L’abbinamento del lago con i monti che vi si rispecchiano, arricchisce il paesaggio di panorami sempre diversi ma di insolita bellezza. Il Monte San Giorgio, iscritto nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco dal 2003, da una parte e il Monte Generoso con la storica ferrovia e il recente Fiore di pietra di Mario Botta dall’altra, danno invece un tocco di forza, di durezza al paesaggio. Ma anche la storia ha lasciato le sue preziose tracce: si pensi alle chiese, alle cappelle, ai nuclei storici.
Permettetemi ora una breve riflessione, in questa giornata festosa per la nostra Patria, sui valori che hanno segnato la vita della nostra gente: riflessioni sul nostro secolare e solido federalismo.
Il federalismo, dopo la guerra del Sonderbund vinta con grande maestria dal Generale Henry Dufour, nel 1848 ha sostituito la Confederazione di Stati che aveva resistito per quasi 600 anni. Un assetto politico-amministrativo che consente di far vivere aspetti diversi di un’unica realtà. Per la Svizzera, caratterizzata da quattro lingue nazionali, da due religioni e da notevoli differenze culturali e geografiche, è una premessa importante ai fini della convivenza di uno Stato che forzatamente non può essere unitario nel senso giacobino del termine, bensì unitario nel rispetto della diversità locale.
La Costituzione federale del 1848 ha posto dei limiti all’ampia indipendenza di cui godevano i Cantoni ed ha sostanzialmente disegnato la Svizzera moderna con i tre livelli istituzionali di gestione democratica del potere: lo Stato federale, il Cantone e il Comune. La Costituzione federale definisce i ruoli della Confederazione e dei Cantoni, che a loro volta determinano le competenze dei Comuni. Il tutto retto dal principio di sussidiarietà: ossia quanto può essere svolto da un livello politico non deve essere assunto da un’istanza superiore.
Oggi un po’ tutti parlano con superficialità, nell’Europa unita in particolare, di concetti quali federalismo, potere democratico esercitato attraverso istituti giuridici quali il referendum e l’iniziativa. Paesi che spesso conoscono la democrazia da pochi decenni, dopo periodi di regimi o monarchie e che hanno tuttora visioni del diritto e delle istituzioni deficitarie.
Nel 1848, nasce quindi la Svizzera moderna, con la nuova ripartizione delle competenze fra i tre livelli istituzionali. Ben 170 anni fa è stata scelta una Costituzione di straordinario valore democratico, benché a dire il vero nel primo Consiglio federale presero posto sette rappresentanti dello stesso partito, che palesa comunque un deficit di sensibilità e rispetto delle minoranze (perlomeno politiche), ma che era chiara espressione di chi vinse moralmente la mini guerra civile elvetica. Questa nostra democrazia è sopravvissuta a crisi, a tensioni nazionali e internazionali e addirittura a due guerre mondiali, grazie appunto anche all’inclusione nel sistema democratico delle minoranze politiche (prima i conservatori, poi i borghesi-rurali e infine i socialisti). Ecco perché ritengo, con orgoglio e fierezza, che questi sani valori siano vitali portatori di ossigeno democratico nel sangue del popolo elvetico, in grado anche di scostarsi dalle indicazioni del governo federale, cantonale o comunale, dando spesso lezioni di saggezza popolare a chi compete il ruolo di amministrare lo Stato. Questi valori vivono e crescono con noi e diventano una parte inseparabile del nostro modo di pensare e di gestire la cosa pubblica. Le elezioni dirette, i referendum e le iniziative popolari nei tre differenti livelli istituzionali sono pilastri del nostro ordinamento democratico e tre bastoni di comando nelle mani delle cittadine e dei cittadini della Confederazione elvetica, che risponde al nome di “Popolo sovrano”.
Questa è la vera concezione democratica e federalista: il popolo svizzero è legato a questi diritti, a questi principi. La nostra democrazia federalista si è sviluppata dal basso, dal potere dei Comuni e dei Cantoni per poi decidere quali competenze attribuire allo Stato federale. I Cantoni sono depositari di tutte le competenze che non sono state cedute allo Stato federale attraverso uno specifico articolo costituzionale, che ha dovuto passare attraverso un voto maggioritario che necessita del voto favorevole di Popolo e Cantoni. Quindi le competenze detenute dalla Confederazione sono espressione concreta della volontà di popolo e Stati, e di conseguenza della coesione nazionale. I Cantoni definiscono poi in modo autonomo, sempre rispettosi delle tradizioni e delle peculiarità locali, quali competenze lasciare ai comuni. Tutti conosciamo e tocchiamo con mano le differenti competenze cedute dai singoli Cantoni ai propri Comuni: a dipendenza dei casi, si passa da un’ampia libertà d’azione concessa ai Comuni, a Cantoni più centralizzatori. Questa struttura federalista, anche se può sembrare eterogenea e complessa, funziona bene e porta buoni