Ticino, 17 luglio 2018

Naturalizzazioni: "Giusto introdurre il voto segreto"

Il direttore del Mattino della Domenica Lorenzo Quadri: "La concessione del passaporto rosso è una cosa seria, e deve avvenire senza pressioni"

E ti pareva! A larga maggioranza, il Consiglio comunale di Locarno nella sua ultima seduta ha deciso di respingere, malgrado il parere commissionale favorevole, la mozione del leghista Aron D’Errico che chiedeva il voto segreto sulle domande d’attinenza comunale. Lo chiedeva per meglio permettere ai consiglieri comunali di votare “secondo coscienza” e per metterli al riparo da possibili ritorsioni da parte di aspiranti svizzeri respinti.

Uno scandalo?
Quella del voto segreto sulle naturalizzazioni (del resto il voto popolare è segreto, quindi dove sarebbe lo scandalo?) è una battaglia di lunga data della Lega. Alla quale la partitocrazia, ed in particolare – c’era forse da dubitarne? – i naturalizzatori seriali della gauche-caviar, si è sempre opposta. Raccontando la storiella che “chi è eletto in Consiglio comunale sa quali sono le proprie responsabilità” e blablabla. Balle di fra’ Luca. Punto primo: stiamo parlando di consiglieri comunali; almeno nei piccoli comuni, cara grazia trovare qualcuno che si mette a disposizione, praticamente a titolo di volontariato, per la cosa pubblica. Pretendere che chi lo fa sia anche pronto ad esporsi a rappresaglie, è chiedere un po’ tanto.

Punto secondo: è evidente che i kompagni vogliono, fortissimamente vogliono, il voto palese proprio per inibire i no alle naturalizzazioni. Il consigliere comunale che vuole rifiutare la concessione di un’attinenza comunale, oltre che alle rappresaglie, va incontro pure al pubblico ludibrio in quanto “spregevole razzista”. Il pensiero unico politikamente korretto impone infatti che 1) devono entrare tutti 2) devono restare tutti e 3) tutti devono diventare svizzeri.

Chi ci campa
Il P$ (Partito degli Stranieri) sulle naturalizzazioni facili ci campa. In questo modo spera di fabbricarsi l’elettorato. A Lugano ad esempio la locale sezione $ocialista si distinse nel recente passato per un invio mirato di volantini di propaganda elettorale ai neo-cittadini svizzeri (e non tutti l’hanno presa bene). Il target evidentemente è quello. Addirittura nella lista P$$ per il Gran Consiglio in un cantone tedescofono non c’era un candidato che avesse un cognome anche solo vagamente elvetico: tutti di evidente origine turca, balcanica
o araba.

Fabbrica-svizzeri
Per restare a Lugano, nella sessione del Consiglio comunale appena conclusa il triciclo è riuscito a far passare qualcosa come un centinaio di attinenze comunali (un paio sono state respinte), suddivise in due serate. Una vera e propria fabbrica di svizzeri, ad ennesima dimostrazione di come le naturalizzazioni facili siano una realtà. Un realtà, beninteso, che serve tra l’altro a taroccare le statistiche sugli stranieri: basta dotarli di passaporto rosso, ed il gioco è fatto. E non è mica un caso isolato. Nella precedente seduta, la maggioranza della partitocrazia nel legislativo luganese è riuscita a naturalizzare una candidata che aveva cumulato un debito con lo stato sociale elvetico di oltre mezzo milione di franchi. E questo malgrado il municipio avesse dato preavviso negativo.

Un pezzo di carta?
Per gli spalancatori di frontiere, il passaporto svizzero è solo un pezzo di carta e andrebbe distribuito a tutti. Così come il benessere faticosamente costruito in questo paese nel corso di generazioni va sperperato distribuendolo ai troppi furbetti che, in arrivo da paesi stranieri vicini e lontani, hanno trovato in casa nostra il Paese del Bengodi. Costoro hanno tutti i diritti ma, spesso e volentieri, nessun dovere o quasi.

No alle furbate
Intendiamoci. Ci sono aspiranti cittadini svizzeri degnissimi, integrati sotto ogni aspetto – culturale, sociale, economico - e certamente meritevoli di ottenere il passaporto elvetico. Anzi, rilanciamo e diciamo che tra loro ce ne sono anche di quelli che al passaporto rosso danno più valore di certi svizzeri. Per altri aspiranti cittadini elvetici, invece, la naturalizzazione è una scelta di comodo. O addirittura una furbata per avere la certezza di non dover lasciare il paese; qualsiasi cosa si faccia.

In conclusione
Il consigliere comunale deve essere messo nella condizione di esprimere liberamente le proprie convinzioni sui candidati alla naturalizzazione, senza sentirsi esposto a pressioni di alcun tipo. La concessione della nazionalità svizzera è una cosa seria. Quindi sì al voto segreto. Su questo fronte la Lega continuerà ad essere attiva.

LORENZO QUADRI

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