Sport, 28 maggio 2018

Orgoglio rossocrociato, mentalità vincente e una carezza a Pestoni: parla Fischer

ZURIGO – È ormai passata una settimana dall’incredibile finale persa dalla Svizzera contro la Svezia nel Mondiale danese di hockey. Una sconfitta amara, che però ha regalato ai rossocrociati un argento incredibile, un argento che ha reso orgogliosi tutti noi, un argento che ha ridato ancora più lustro al lavoro effettuato in questi due anni e mezzo da Patrick Fischer e ha premiato il sacrificio di tutto il suo staff e dei suoi ragazzi. “Tornare a Kloten, essere accolti così dai nostri tifosi ci ha regalato una grande gioia, una gioia speciale che ci ha tolto un po’ l’amarezza di quello che poteva essere ma che alla fine non è stato – ha esordito ai nostri microfoni Patrick Fischer – Lo sport regala emozioni incredibili, può unire un Paese intero: noi abbiamo regalato tanto alla Svizzera in quelle due settimane, la Svizzera ci ha reso tantissimo e il fatto di sapere che le persone si sentono ancora più orgogliose di essere svizzeri mi riempie di gioia”.

Quest’ultimo è un concetto da sempre a te molto caro…
Esattamente! Per me è importante che anche lo sport aiuti noi svizzeri a sentirci orgogliosi della nostra Nazione e della nostra bandiera.

Tornando a parlare del Mondiale… cosa è mancato per salire sul tetto del Mondo?
Per arrivare fin la su deve girare tutto a meraviglia, tutto deve essere perfetto. Sappiamo bene che nazionali come il Canada, gli USA, la Russia e la Svezia sono ancora superiori a noi, sia per potenziale ma anche per bacino d’utenza dove trovare i giocatori più forti. Ma ora siamo molto più vicini a loro rispetto a qualche anno fa… quando in una competizione del genere riesci a entrare nel “momentum”, devi sfruttarlo, devi provarci senza timore: se tutto gira per il verso giusto riesci ad arrivare fino in fondo.

È questa la medicina per provare a ottenere la medaglia d’oro?
Sono convinto di sì, ma attenzione… non vuol dire che ci riusciremo sempre. Nazionali come la Cechia, il Canada, gli USA ragionano in questo modo, eppure loro non sono arrivate in finale. Deve girare tutto alla perfezione. Da loro abbiamo imparato tanto, abbiamo analizzato i loro modi di allenarsi, ma il fattore mentale è decisivo: bisogna volerle le cose, bisogna voler arrivare… poi ovviamente non sempre ci si riesce. Ma in questo modo si cresce!

Un fattore mentale che spesso accresci giocando per esempio in NHL…
Chiaramente, infatti penso sia una cosa che potremo migliorare. Ci manca avere qualche giocatore in più che giochi in America, che possa assumere e aumentare questa mentalità… ma ci arriveremo passo dopo passo, anche perché all’estero c’è sempre più rispetto per il nostro campionato, per il nostro hockey, per i nostri giocatori e sono convinto che nei prossimi anni qualcun altro dei nostri avrà la possibilità di militare in NHL.

Secondo te chi, tra i tuoi giocatori presenti in Danimarca, può ambire al Nord America?
Sono
convinto che ragazzi come Fora, Haas, Hofmann, Praplan, Corvi e Scherwey possono giocarsi le loro carte. Chiaramente dipenderà da loro, dalla loro testa e dalla loro attitudine, ma secondo me possono farcela. Prendete ad esempio Scherwey: da puro giocare di energia e da checker line, si è trasformato anche in giocatore che non ha paura di portare il disco, che trova la rete e che trascina una squadra. Tutto questo lavorando duro.

Come te lo spieghi un Mondiale giocato in questo modo, arrivato dopo un’Olimpiade da dimenticare?
Il fattore chiave è l’energia! Il nostro è un gioco nel quale sfruttiamo tanto la velocità, sia in fase difensiva – in senso di grinta – sia in attacco, nelle ripartenze. In Corea non ne avevamo, i giocatori erano troppo stanchi in seguito alla regular season: in 8 giorni non siamo riusciti a recuperare. Infatti contro la Germania, nella partita in cui siamo stati eliminati, avevamo iniziato a pattinare… La medaglia di quest’anno non è però un fulmine a ciel sereno: la nostra idea di gioco, la nostra aggressività e la nostra velocità le avevamo mostrate anche nello scorso Mondiale, battendo Cechia e Canada, con Finlandia e Svezia avevamo perso di misura… e vi assicuro che battere queste squadre, capire di potersela giocare alla pari, ti dà grande energia.

Fin dai tuoi esordi sulla panchina del Lugano sei sempre stato criticato: quest’argento ti permette di toglierti qualche sassolino dalle scarpe?
Io le critiche le capisco e le concepisco anche: sono giovane, sono arrivato alla panchina del Lugano senza esperienza. Ed è vero. Ma è anche vero che nei primi due anni alla Resega siamo riusciti a entrare nella Top-4, cosa che non accadeva da anni, la gente era contenta, poi le cose sono cambiate… All’inizio del terzo anno ho voluto provocare i miei leaders per averli più combattivi nei playoff, si è così creata troppa tensione e sono stato licenziato. Sono arrivato in Nazionale dopo aver lasciato il Lugano ultimo in classifica… posso capire le critiche. Ora forse però il vento è cambiato, le critiche per il momento sono accantonate e in tanti ci sospingono anche in vista del Mondiale casalingo.

Abbiamo parlato di giocatori che possono puntare alla NHL, ma in Ticino c’è un giocatore invece che sta attraversando un periodo difficile: Inti Pestoni. Cosa gli consiglieresti in questo momento?
Le qualità di Inti non le può mettere in dubbio nessuno. Tecnicamente è fortissimo, ma anche lui sa che deve lavorare, deve anche basarsi su quella grinta che ha dentro di lui per trovare spazio in una squadra in prima o seconda linea.

Nelle squadre top del campionato, però, le prime due linee sembrerebbero complete. Gli converrebbe scegliere per il suo futuro prossimo una squadra con meno ambizioni?
Inti lo sa, anche se non è facile: se lavora duramente, se torna al top delle sue qualità, può benissimo prendersi un posto nelle prime due linee anche in una formazione top della LNA.

AD

Guarda anche 

Guai economici per Cafù: in vendita la sua villa da 7 milioni

BARUERI (Brasile) – Il ‘Pendolino’ Cafù si trova nei guai per un debito di 3'000'000 di euro: la notizia arriva direttamente dal Brasile,...
28.03.2024
Sport

Spese pazze e campioni: l’effetto Saudi Pro League già finito?

LUGANO – La scorsa estate è stata quella dei colpi a suon di milioni di euro versati dai club arabi, con la Saudi Pro League che ha riempito le casse di molt...
26.03.2024
Sport

“Per i ragazzi disabili il calcio è gioia ed emozione pura...”

LUGANO - Detjon Qerkini, detto Det, ama le sfide, soprattutto quelle difficili e complicate che riguardano lo sport e il sociale o nel caso specifico il mondo d...
29.03.2024
Sport

“Quel giorno i fiamminghi applaudirono la mia impresa”

LUGANO - Domenica inizia il periodo più emozionante del panorama ciclistico internazionale. Con il Giro delle Fiandre, scatta la campagna del Nord, che compre...
28.03.2024
Sport

Informativa sulla Privacy

Utilizziamo i cookie perché il sito funzioni correttamente e per fornirti continuamente la migliore esperienza di navigazione possibile, nonché per eseguire analisi sull'utilizzo del nostro sito web.

Ti invitiamo a leggere la nostra Informativa sulla privacy .

Cliccando su - Accetto - confermi che sei d'accordo con la nostra Informativa sulla privacy e sull'utilizzo di cookies nel sito.

Accetto
Rifiuto