Una nazione con un regime comunista ha più probabilità di essere più povera e meno sana rispetto alla media e gli effetti negativi di un regime comunista su una nazione perdurano per decenni. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Royal Society Open Science, dove ricercatori hanno scoperto che il fattore più importante per determinare la prosperità di un paese è la presenza o meno di un regime comunista nella sua storia. Sono stati presi in esame 44 paesi in Asia e Europa e, prendendo in considerazione geografia, religione, sistema politico e un fattore più complesso chiamato “cultura ancestrale profonda”. Comparando questi fattori con l’indice di sviluppo umano delle Nazioni Uniti, il quale misura PIL pro capite, aspettativa di vita, mortalità infantile e livello di educazione, hanno scoperto che il primo fattore più importante determinante la sanità, e il secondo fattore più importante determinante la sua ricchezza è il fatto che ci sia stato o meno un regime comunista nella storia del paese.
Lo studio rivela che dalla fine della seconda guerra mondiale i paesi con un regime comunista hanno avuto una crescita economica del 30% più lenta rispetto agli altri paesi e che, nonostante il crollo dell’Unione sovietica e la sparizione di diversi regimi comunisti, gli effetti del comunismo si fanno sentire ancora oggi. Lo stesso vale per la sanità, con l’aspettativa di vita dei regimi comunisti negli anni ’70 e ’80 stagnante e di cui gli effetti si misurano ancora oggi. Secondo i ricercatori “Le cause per un’aspettativa di vita più bassa della media sono complesse ma l’alto livello di consumo di alcol e tabacco, la carente sicurezza sul posto di lavoro, diete povere di qualità e condizioni di vita associate con un basso reddito sono implicati”.